I borghi del Giro d’Italia – Tappa 18
Pinzolo – Laghi di Cancano (Parco Nazionale dello Stelvio)
207 km
È la tappa delle tappe. Ci sono due GPM di prima categoria, uno di seconda e, soprattutto, la Cima Coppi dedicata al Campionissimo sul passo più alto d’Europa, nella magnificenza dello Stelvio (2.758 m.) e dei suoi infiniti tornanti.
I due borghi scelti sulla «tappona» hanno qualcosa di speciale, nascono entrambi dalla fusione di più comuni.
Dopo pochi chilometri dalla partenza di Pinzolo arriviamo a Dimaro che dal 1° gennaio 2016 si è fuso con Monclassico per formare il nuovo comune di Dimaro Folgarida, con l’insolita aggiunta del nome della sua stessa frazione, nota località sciistica, per la quale siamo appena transitati.
Il paese sorge alla base di un conoide tra i torrenti Meledrio e Noce. Fra i più antichi della Valle di Sole ha un patrimonio artistico di un certo pregio.
Nel centro storico si trova Casa de Mazzis (XVI secolo), detta in gergo Toresèla, che prende il nome dalla famiglia un tempo esattrice del dazio per le persone e i beni in transito di competenza del Principe Vescovo di Trento. Sulla facciata spicca un grande affresco seicentesco che rappresenta lo stemma nobiliare dei de Mazzis.
L’antica chiesa di S. Lorenzo è citata per la prima volta in un documento del 1264. È stato solo nel 2009 che scavi archeologici hanno permesso di scoprire un lacerto di affresco datato all’inizio del IX secolo per le corrispondenze con le pitture murali carolinge della chiesa di San Benedetto a Malles, in Val Venosta. Il frammento venne riutilizzato come materiale da costruzione nella fabbrica del tardo Quattrocento. Inoltre, l’indagine ha evidenziato un primo impiego dell’area di tipo cimiteriale e, sotto l’altare maggiore si è rinvenuto un muro (VI sec. d.C.) che forse delimitava l’antico cimitero.
In seguito, la chiesa fu ricostruita tra fine XV secolo e inizi XVI, e la data 1516 incisa sulla chiave di volta indicherebbe il termine dei lavori.
Sulla facciata domina un bel portale strombato tardo quattrocentesco in pietra bianca e rossa,incorniciato da una fascia rinascimentale. All’interno appare ad aula voltata a botte suddivisa in cinque campate e con presbiterio pentagonale. Nell’abside resta in parte visibile il ciclo pittorico (1488) dei fratelli Giovanni e Battista Baschenis, pittori bergamaschi itineranti. L’altare maggiore in legno (XVII secolo) è attribuito a Giandomenico Bezzi e al figlio Domenico. Il campanile è cinquecentesco.
Dalla chiesa parte il percorso Ecomuseo Val Meledrio che segue il torrente Meledrio (località Boschetto Dimaro), dove si incontrano testimonianze degli antichi mestieri. All’ingresso del paese c’è la segheria veneziana, che risale almeno ai primi dell’Ottocento ed è stata attiva fino al 1960.
Più volte ristrutturata presenta una struttura in legno e ha meccanismi interni artigianali in legno e ferro. Attraverso un percorso didattico-espositivo è possibile documentarsi su tutte le funzioni che sono descritte su pannelli illustrativi, accessibili anche quando è chiusa alle visite guidate. Da qui si prosegue per il Percorso della Trementina che conduce alle Fosinace per la lavorazione del ferro, una realtà industriale del Cinquecento, dove si realizzavano utensili di uso comune per le attività agricole e di reperimento del legname.
In loco si trova ancora il maglio ben conservato e ristrutturato. Si riprende la strada che porta alla Calcara, l’antica fornace per la cottura e la produzione della calce, e si arriva infine al Doss di Santa Brigida, sopra la frazione di Folgarida, dove troviamo i resti dell’omonimo ospizio, l’antico ricovero per viandanti e pellegrini gestito da frati.
Continuiamo il viaggio fino al lembo estremo della provincia di Trento, deviando a destra prima di inoltrarci in quella di Bolzano, e raggiungere il comune sparso di Borgo d’Anaunia, nato a gennaio di quest’anno dalla fusione dei comuni di Fondo, Malosco e Castelfondo.
È un comune sparso della Val di Non posto a circa 1.000 m. di altitudine con un totale di meno di 2.500 abitanti, che offre al visitatore numerosi sentieri escursionistici in una natura ammaliante.
Il territorio è costellato di chiese e di castelli, tra questi segnaliamo Castel Malosco, a metà strada tra i borghi di Fondo e di Malosco. I primi documenti relativi al maniero risalgono al 1188, ma non lo citano in modo esplicito. Bisogna attendere il 1228 per vederne attestato il nome nel testamento di Pietro di Malosco, che lo lascia in eredità ai fratelli Bertoldo ed Enrico. Rimaneggiato nel Cinquecento e nell’Ottocento è stato sede di pretura, prigione e di altri uffici mandamentali, residenza del vicedomino giudice della Valle di Non, e sede del Comando dell’imperial regio giudizio austriaco.
Ha dato i natali all’artista futurista Fortunato Depero che vi nacque per la precisione nel 1892, in quanto il padre viveva nel castello proprio perché dipendente dell’amministrazione austriaca.
Ci sono due buoni motivi tra i molti per visitare il borgo di Fondo.
In piazza San Giovanni si trova l’idroconometro astronomico con idrosuoneria, più semplicemente detto l’«Orologio ad acqua», stupefacente creazione ideata da Giuliano Zanoni di Fondo e realizzata da Alberto Gorla. Il sistema di misurazione del tempo ideato è costituito da due meccanismi collegati fatti funzionare dall’acqua tramite una vaschetta a due scomparti che vanno a riempirsi e a svuotarsi in alternanza.
Il primo meccanismo (Idrocronometro) misura il tempo e il secondo fa funzionare la suoneria, scandendo l’ora e la mezza. Nel terzo stadio della torretta si trovano i meccanismi astronomici e le ruote di quadratura che mettono in funzione le lancette dei quattro quadranti relativi a: ore e minuti, fasi lunari, giorno della settimana e del mese, mese e posizione del sole nello zodiaco. Nella parte inferiore della torretta, ci sono le due ruote idrauliche che fanno funzionare la suoneria e il carillon e il movimento dell’automa, il cucù.
Situato nel rione storico Giò a l’Aca Primo c’è il piccolo museo La Casa dell’Acqua pensato per valorizzare il territorio e contribuire alla tutela del patrimonio ambientale e culturale.
È suddiviso in sei ambienti che custodiscono suoni registrati in sound design, interviste, un plastico interattivo, il filmato Vie dacqua e parole sul percorso dell’acqua in valle, animazioni con video in stop motion, la casa sostenibile, la libreria e altri spunti scientifici come il gioco delle docce acustiche, il pannello interattivo sul funzionamento di una centrale idroelettrica e tanto altro.
Al piano terra la struttura si collega all’antico Mulino Bertagnolli, dove l’acqua della roggia fa ancora muovere le pale della ruota.
Da qui partono le passeggiate verso il Lago Smeraldo, un laghetto artificiale, e le visite guidate allo spettacolare Canyon del Rio Sass, una forra scavata dal flusso dell’acqua del rio, una sorgente ferruginosa, che attraversa il paese.
L’orrido è lungo 300 m. e profondo 60 m., scende tra rocce e cascatelle tipiche delle gole, ma si possono vedere anche colonie di alghe rosse e verdi e fossili, concrezioni, marmitte dei giganti, stalagmiti e stalattiti. Il passaggio tra le due pareti verticali va da un minimo di 25 cm. a un massimo di 30 m. circa. Il canyon è percorribile, camminando lungo passerelle a sbalzo e scalinate.
Usciti dalle pareti della forra si arriva ad un diga settecentesca, costruita con tronchi d’albero. Continuando a scendere si trovano i ruderi delle vecchie terme «bagni di Fondo», attive da metà Ottocento a metà Novecento. Si narra che nello stabilimento termale abbiano sostato anche l’imperatore austroungarico Francesco Giuseppe con la moglie Sissi.
In provincia di Bolzano ci aspetta lo Stelvio, poi entriamo in Lombardia, nella provincia di Sondrio, passiamo vicino alle storiche Torri di Fraele, e l’arrivo ci aspetta ai laghi di Cancano.
Domani, c’è la pianura a far gola ai velocisti.
Adriana Maria Soldini
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