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In ricordo di Rita Atria, a 31 anni dalla sua morte

Il 26 luglio del 1992, Rita Atria, testimone di giustizia di Partanna, si toglie la vita, lanciandosi dal balcone del settimo piano di un piano di Viale Amelia, a Roma. Aveva 17 anni.

Rita, cresciuta in una mafiosa di Partanna, dopo la morte del padre e del fratello, decise di rompere il silenzio e di seguire il coraggioso esempio della cognata Piera Aiello, rivelando a Paolo Borsellino tutti i segreti della cosca cui appartenevano il padre e il fratello. Le sue dichiarazioni portarono all’arresto di decine di mafiosi e alla loro condanna, ma anche ad un suo allontanamento dal paese natio per le minacce subite e per essere stata rinnegata dalla madre.

Il 19 luglio 1992, Paolo Borsellino viene ucciso. Lo sconforto di quella strage, che segnò la vita di Rita, è racchiuso nelle sue parole:

“Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi. Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta”.

Anche quest’anno, come ogni anno da quel giorno, ricordiamo il suo gesto e il suo sacrificio: ricordare è un impegno serio, profondo, è percorso continuo anche difficile. Fare memoria è un dovere da dover rendere a chi perde la vita per mano violenta e criminale.

Rita continua a vivere nelle nostre parole e nei nostri gesti quotidiani!

 

Maria Lippiello, Coordinatrice Stati Generali delle Donne della Regione Campania

Isa Maggi, Coordinatrice Nazionale Stati Generali delle Donne

Ph. https://www.palermoviva.it/

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