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VERSO IL 21 MARZO, “DONNE COSTRUTTRICI DI PACE”: LA STORIA DI SIMONETTA LAMBERTI

Il progetto “Donne Costruttrici di Pace”, nato per volontà degli Stati Generali delle Donne in collaborazione con il Circolo Laudato si’ – Economia delle Donne e DiCultHer –New European Bauhaus, continua, verso il 21 Marzo – Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie – in collaborazione con il Presidio di Libera Pavia Rossella Casini e Marcella Di Levrano, a raccontare le storie di donne vittime delle mafie.

Farne memoria e raccontarne la storia ci sembra un bel modo di lanciare semi di “possibili esempi” da percorrere.

La biografia di questa settimana racconta la storia di Simonetta Lamberti, piccola vittima innocente di mafia, uccisa per errore perché il vero bersaglio era il padre.

Cento passi verso il 21 marzo 2023

Simonetta Lamberti è nata a Napoli, il 21 novembre del 1970, e viveva con la famiglia a Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno.

Il padre, Alfonso Lamberti, è stato un giudice, Procuratore della Sala Consilina e dalla fine degli anni Settanta si occupava dei casi di criminalità organizzata ed era molto impegnato nel contrasto ai sequestri di persona. La mamma Angela Procaccini, invece, è dirigente scolastico del Nuovo Bianchi, già Collegio Bianchi dei Padri Barnabiti di Napoli, molto impegnata in progetti educativi con minori a rischio e in carcere.

Simonetta aveva capelli biondi, occhioni castani, vispi e profondi. Amava i fiori, soprattutto quelli di campo, e gli animali, e le piaceva tanto giocare all’aria aperta. È stata una bambina sempre attenta agli altri, buona e generosa. Ha vissuto un’infanzia serena e felice, circondata dall’amore della sua famiglia.

Il 29 maggio 1982 il papà Alfonso si concesse una giornata di riposo che volle dedicare alla sua famiglia e per l’occasione decise di portare Simonetta in spiaggia, a Vietri sul Mare. Passarono una giornata a giocare e farsi coccole fino a quando non giunse l’ora di rientrare a casa. Durante il viaggio di ritorno Simonetta, seduta sul sedile accanto al papà, si addormentò con la testa appoggiata al vetro. Il papà durante il viaggio di guardava sorridente la piccola Simonetta ignaro di cosa sarebbe capitato di lì a poco. All’improvviso, infatti, una macchina si affiancò a quella del giudice e iniziò a sparare una raffica di colpi d’arma da fuoco. Entrambi furono feriti gravemente alla testa, ma per Simonetta il colpo fu fatale. Il papà Alfonso, ancora vivo, teneva tra le braccia la piccola Simonetta per proteggerla, sperando che potesse sopravvivere.

A nulla valse la disperata corsa per raggiungere l’ospedale, Simonetta morì, a soli 11 anni.

“Un mese dopo la morte di Simonetta tentai il suicidio: ero a Cava, dormivo con mamma e mi alzai durante la notte, mi sentivo di esplodere… allora andai nel soggiorno e scavalcai la ringhiera, eravamo al sesto piano… mia madre mi afferrò e con una forza sovrumana mi tirò dentro. Da quel momento è cominciata la mia rinascita. Angela Procaccini, madre di Simonetta.

Alla piccola vittima è stato intitolato il 2 aprile 1983 lo Stadio di Cava de’ Tirreni e la biblioteca del “Museo del mare” di Napoli, Bagnoli. Inoltre le è stata dedicata anche una piazza del comune di Cautano, paese in provincia di Benevento e viene ricordata ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia.

                       La scheda biografica è a cura di Maria Lippiello

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