I borghi del Giro d'ItaliaL'Italia dei borghi

I borghi del Giro d’Italia – Tappa 6

Castrovillari – Matera
188 km

Sullo scenografico percorso da Castrovillari a Matera la tappa 6 è costellata di piccoli comuni di grande bellezza e dal ragguardevole patrimonio culturale e naturalistico.

Ne abbiamo scelti due, uno per ognuna delle regioni attraversate dai ciclisti in gara.

A poco più di 4 km. dalla partenza troviamo uno dei centri più suggestivi e meglio conservati non solo della provincia di Cosenza ma di tutta la Calabria, Morano Calabro. Il borgo si trova su un colle con affaccio panoramico sulla valle del fiume Coscile e sullo sfondo Massiccio del Pollino (2.248 m.) e i monti Dolcedorme (2.267 m.) e Serra del Prete (2.186 m.). Il suo territorio è compreso nell’area protetta del Parco Nazionale del Pollino (circa 40.000 ha) ed è sottoposto a vincolo paesaggistico e ambientale. Inoltre, fa parte del circuito dei Borghi più belli d’Italia.

Alleyway. Morano Calabro. Calabria. Italy.

Il colle a forma di cono è tempestato di case addossate le une alle altre, ed è un susseguirsi di slarghi, sottopassi, passi, archi, torrioni, contrafforti, mentre da vicoli e piazzette si ammirano orizzonti verso lo Jonio. In cima, troneggia il castello e una chiesa. La visione d’insieme è quello di un paese-presepe con le case, in architettura povera degradanti verso il basso, dai tetti rossi dei coppi, ma è anche ricca di palazzi gentilizi, costruiti per lo più tra Sette e Ottocento dalle famiglie benestanti.

L’intricata maglia urbana di Morano Calabro ha conquistato il grande incisore olandese Escher che lo ha visitato nel 1930, eseguendo poi una splendida rappresentazione, dove il paese e il paesaggio circostante sono raffigurati alla rovescia come visti allo specchio.
Il borgo custodisce una sorprendente quantità di opere d’arte, tra cui spiccano quelle del veneto Bartolomeo Vivarini e del toscano Pietro Bernini.

Il Polittico di Bartolomeo Vivarini (1477) è conservato nella sacrestia della chiesa-Museo di Santa Maria Maddalena, proveniente dalla chiesa di San Bernardino. Eretta con probabilità in epoca medievale sui resti di un’antica cappella sub-urbana la chiesa si trova nella piazza principale ed è stata il polo d’attrazione su cui si è sviluppato il paese a partire dal XVI secolo. La maiolica tura policroma che riveste la cupola e il campanile (1862) li rende sempre individuabili da qualsiasi angolo del centro storico.

Nello scomparto centrale del polittico è raffigurata la Madonna col Bambino; in alto il Cristo Passo. Ai due lati, nei registri centrali, i quattro santi protettori dell’Ordine Francescano: San Francesco d’Assisi e San Bernardino da Siena; Sant’Antonio da Padova e San Ludovico di Tolosa. Nel pilastrino destro sono rappresentati San Gerolamo, Sant’Agostino, Santa Chiara d’Assisi; in quello sinistro, San Giovanni Battista, San Nicola, Santa Caterina d’Alessandria. Nella predella Cristo tra i dodici apostoli. Il polittico di Morano, è una delle due opere di Vivarini che si trovano in Calabria, oltre al Trittico (1480) della chiesa di San Giorgio a Zumpano.

Le opere dello scultore Pietro Bernini, padre di Gianlorenzo, sono custodite nella chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo che risale all’incirca all’anno Mille e sorge nella parte alta del paese vicino al Castello. Nelle nicchie laterali dell’altare maggiore ed in quelle dei bracci laterali del transetto sono collocate due coppie di statue marmoree. In origine nella chiesa degli agostiniani di Colloreto S. Caterina d’Alessandria e S. Lucia sono datate 1592, mentre San Pietro (transetto sinistro) e San Paolo (transetto destro), patroni dell’omonima arcipretura moranese, sono del 1601. Le due coppie di sculture testimoniano periodi diversi dell’arte di Bernini. Le prime vengono considerate “più esuberanti”, mentre le seconde sono più classiche. All’interno della chiesa si segnalano di particolare pregio la Croce processionale d’argento (1445), dono del sacerdote Antonello de Sassone, che è di produzione argentaria napoletana, così come attesta il punzone sulla croce di Nocara, ascrivibile allo stesso gruppo con gli esemplari di S. Donato di Ninea e di Amendolara.

Lasciamo la regione Calabria per entrare in Basilicata, attraversiamo la provincia di Potenza e arriviamo in quella di Matera a poco più di 70 km. dal capoluogo, dove troviamo lo svincolo per Tursi, un borgo da non perdere.

È noto per essere il paese natale del poeta Albino Pierro, più volte candidato al Nobel per la Letteratura, che alla sua morte nel 1995 l’amministrazione comunale approva il titolo «Tursi Città di Pierro».

Dalla storia millenaria affascina con le sue caratteristiche case in pietra, dominato dalla Rabatana, il rione è circondato da burroni profondi e inaccessibili, il mondo delle «Jaramme» di Albino Pierro. È il primo nucleo abitativo, di cui restano abitazioni umili spesso di un solo vano a pianterreno,  sorto intorno al castello dei Goti tra il V e il VI secolo. Verso il VI sec. fu costruita una prima chiesa, nella parte sottostante l’attuale chiesa di S. Maria Maggiore in Rabatana. Il nome è stato dato dai Saraceni, in relazione ai villaggi arabi, e viene da Rabat o Rabhàdi o Arabum tana.

La Rabatana si raggiunge dalla gradinata (in dialetto petrizze), una strada ampia e ripida che si estende sui burroni per oltre 200 metri e poggia su un costone di timpa; in origine era un selciato a gradini di pietre calcaree. Venne fatta costruire nel 1600 da Carlo Doria, nipote di Andrea Doria, signore di Tursi, in luogo di un viottolo pericoloso, con lo stesso numero di gradini di un suo Palazzo a Genova che in seguito denominò «Palazzo Tursi».

Nei pressi della gradinata c’è il Piccicarello, dal nome del proprietario del terreno Francesco Donnaperna detto «Ciccarello». È un lembo di terra che dalla timpa del castello si allunga verso mezzogiorno, circondato da precipizi spaventosi, dove in antico si coltivavano ortaggi e frutti vari.

Rimangono solo i cunicoli sotterranei dell’antica fortezza che avrebbe avuto pianta quadrangolare, con due piani e quattro torri cilindriche. Per tradizione si crede esista un cunicolo tra il castello e la chiesa che nei tempi antichi consentiva ai Signori di recarsi non visti nell’edificio sacro.

La chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore in Rabatana risale al X-XI secolo e venne pesantemente rimaneggiata nel corso dei secoli. Nella prima metà del secolo XVIII è stata rifatta in stile barocco, conservando solo la facciata quattrocentesca. L’interno a tre navate custodisce molti tesori. In fondo alla navatella di sinistra si trova la cappella del trittico trecentesco della Vergine in trono col Bambino e scene della vita di Gesù e della Vergine, dal grande valore artistico che si fa risalire alla scuola di Giotto. Dalla cappella si accede al presepe in pietra costruito nel 1550 e attribuito ad Antonello Persio.

In piazza Plebiscito si trova la casa della famiglia Pierro (chiamata dal poeta u paazze) costituita da un seminterrato che si affaccia su via Garibaldi e due piani elevati su corso Umberto I, ora sede della Biblioteca Pierro. Dalla terrazza della casa si gode una vista suggestiva dei luoghi a lui cari, come la Rabatana. È meta di turisti e studiosi da tutto il mondo.

Il Santuario Santa Maria di Anglona è il luogo di culto più significativo della Diocesi di Tursi-Lagonegro ed è diventato monumento nazionale nel 1931; il 17 maggio 1999 Giovanni Paolo II l’ha elevato a Pontificia Basilica Minore, a ricordo del Sinodo dei Vescovi.

L’edificio viene datato tra il sec. XI ed il sec. XII ed è l’ampliamento di una prima chiesetta del VII-VIII secolo, corrisponde all’odierna cappella oratorio. La costruzione è in tufo e travertino e possiede elementi architettonici di notevole importanza, di cui l’esterno absidale è la parte più cromatica e apprezzabile di tutto il monumento con ornamenti ad intagli, lesene, archetti pensili, mensole e un finestrone centrale adornato di colonnine. In origine la chiesa era ricca di affreschi del XIV secolo raffiguranti storie del vecchio e nuovo testamento e figure di Santi che sono stati in parte recuperati con i restauri recenti. Sulla parete destra della navata centrale sono rappresentate scene del vecchio testamento, di cui si distinguono il martirio di S. Simone, la Torre di Babele, la creazione con Adamo ed Eva, l’uccisione di Abele ed altre scene bibliche. Invece, la parete sinistra, ora vuota, doveva raffigurare scene del nuovo testamento. La chiesa è consacrata alla Vergine Maria Santissima la cui festa ricorre il giorno 8 settembre.

Il Rione Santi Quaranta è il più moderno con i suoi palazzi di fine anni Settanta e qui è presente l’ascensore panoramico che porta da Piazza San Sebastiano al sovrastante Pizzo delle Monachelle di Petto.

L’arrivo della tappa odierna è nella straordinaria città di Matera che tutto il mondo ci invidia.

Adriana Maria Soldini

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