I borghi del Giro d'ItaliaL'Italia dei borghi

I borghi del Giro d’Italia 2021 – Tappa 17

Canazei – Sega di Ala
193 km

 

La tappa 17 è tutta trentina e di alta montagna. Parte in discesa e arriva in salita, con 3 GPM, il primo di categoria 3 e gli altri da 1.

Il via è a Canazei e il nostro punto di riferimento è la prima galleria, perché i due borghi scelti sono situati uno prima e l’altro dopo il traforo.

Nel cuore della Val di Fiemme Tesero è posto a mezza costa dinnanzi alla maestosa Catena del Lagorai ed è conosciuto per il centro fondo del Lago di Tesero e lo Ski Center Latemar Obereggen Pampeago Predazzo, con 35 km di piste e 20 impianti di risalita.

Il popolamento in epoca remota pare rimontare a una presenza in valle tra VII-VI millennio a.C. In zone di transito, come Pampeago, sono state trovate tracce di bivacchi mesolitici. Facendo un salto nel tempo, in località Sottopedonda, risalgono al IV-V a.C secolo i resti retici di abitazione seminterrate rinvenuti nel 1983, che hanno portato alla scoperta della più antica iscrizione della valle incisa su una placchetta in osso. Ben più attestate sono le testimonianze di occupazione romana con il ritrovamento di monete e oggetti.

La prima menzione del borgo è del 1111 nei patti Ghebardini con il principe Vescovo Gebardo di Trento. La storia di Tesero dal XIII e il XVII è riportata su una serie di pergamene che si trovano nei due archivi comunale e parrocchiale.

Al Centro di documentazione Stava, nella frazione omonima, è affidata la memoria della tragedia datata 19 luglio 1985, quando morirono 268 persone per una colata di fango scesa sull’abitato, dopo il crollo dell’argine del bacino di decantazione di una miniera.

Il centro storico è ricco di edifici di notevole valore storico e artistico e con molte strutture in legno come ballatoi disposti anche in due o tre ordini e tetti a due spioventi con coperture in scandole. Si possono ammirare le tipiche case rurali come casa Peterli o casa Jellici. il palazzo del municipio che fu residenza dei conti Firmian, e di particolare interesse le chiese di Sant’Eliseo, San Leonardo e San Rocco.

La chiesa di Sant’Eliseo risulta consacrata il 18 maggio 1134, come riportato sull’atto che ne fa la prima menzione, ma fu ricostruita nel 1536 e ampliata nel 1925. La facciata in stile gotico (1450-1458) cancellò la fabbrica romanica del XII secolo.

Costruita con orientamento a est ha tetto molto spiovente e sulla mura esterne compare una rappresentazione di San Cristoforo (XIV sec.), e a sud, una di Sant’Eliseo del Longo  e una meridiana (1860); lungo la fiancata nord una scala coperta conduce alla cantoria (1882). Il campanile si erge sul lato meridionale e fu eretto nel 1499. Alla cella a bifore archiacute e trifore centinate venne aggiunta, tra il 1804 e il 1806, una seconda cella neoclassica a quattro monofore strette su disegno di Antonio Longo.

All’interno mantiene l’impianto quattrocentesco a tre navate di quattro campate con colonne di pietra del XV secolo, e sulle chiavi di volta sono riportate le date degli interventi più importanti. Conserva numerosi dipinti del XV secolo, e alcuni più recenti come il trittico di Sant’Eliseo (1934) con alcune scene di vita, e l’affresco del paese, entrambi di Duilio Corompai.

L’altare maggiore, dedicato a Sant’Eliseo profeta e a San Lorenzo, è in stile barocco ed è costituito da marmi policromi pregiati. È opera dei fratelli Benedetti da Castione e venne acquistato nel 1732.

Sorge lungo la strada che collega Tesero e Stava la chiesa di San Leonardo che fu edificata tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo,  a cui seguì l’ampliamento e la riqualifica in toto in stile gotico nella prima metà del XVI secolo. Orientata a est ha la facciata monocuspidale preceduta da un portico rettangolare con tetto a monofalda, sotto il quale si aprono il portale maggiore e due finestre rettangolari.

La facciata è arricchita da due affreschi e ha un portale in granito. Un dipinto che raffigura San Cristoforo appare sulla parete meridionale. Addossato al lato sud del presbiterio il campanile presenta una cella campanaria a quattro trifore centinate e si conclude con una cuspide piramidale in muratura intonacata.L’interno è a navata unica e suddiviso da tre campate munite di coppie di semicolonne in pietra a vista, così come sono tre gli altari, di cui i due laterali sono in pietra. L’altare maggiore, è rivestito in legno e presenta una pala realizzata da Francesco Unterperger. L’abside è decorata da affreschi di un anonimo maestro friulano (1541-1542), che rappresentano santi dipinti con le tonalità di ocra rossa e verde.

Qui, il 17 luglio del 1988, pregò papa Giovanni Paolo II. La chiesa è attorniata dal cimitero, dove riposano le 268 vittime della tragedia di Stava. A loro è  dedicato un monumento di bronzo dell’artista fiemmese Felix Deflorian.

Davanti al sagrato della parrocchiale, con orientamento a nordest, la chiesa cimiteriale di San Rocco venne edificata nel 1528, secondo una tradizione come ex voto per la peste del 1515. La facciata è affrescata con il tema del Cristo della Domenica e preceduta da una tettoia chiusa a sinistra da un’altra parete affrescata.

Sotto alla tettoia un portale trilitico introduce all’interno a navata unica con presbiterio sormontato da volta decorata con affreschi.

A pochi passi dalla piazza principale si trova Casa Jellici, un rustico signorile già documentato nel 1503 come proprietà del barone Vigilio Firmian in un testo tedesco, ora all’Archivio di Stato di Trento, mentre ha preso il nome da chi vi abitò nel Novecento.

L’edificio ha un affresco di Madonna con Bambino sulla facciata ed è composto da due corpi di fabbrica addossati in muratura: il primo è adibito a stalla e sopra ad abitazioni su due livelli; il secondo è un fienile a grandi arcate che dà su un cortile del XVI secolo. Si segnalano i ballatoi in legno, le bugnature ad angolo e il forno casalingo sporgente dalla facciata. La struttura, di cui è in via di ultimazione il restauro, è destinata a ospitare la mostra permanente dei presepi.

In relazione a questi ultimi si tiene un evento di grande richiamo durante il periodo natalizio, Tesero e i suoi presepi, che si snoda nel centro storico tra le case nei cortili e nelle stalle.  Si tratta di una tradizione che ha avuto inizio il 23 dicembre 1965, quando è stato esposto il suo presepio a grandezza naturale sul bel ponte medievale del rio di Stava.

Il primo allestimento era composto da una capanna in ambiente alpino, con in cima la stella e a fianco un grande abete addobbato all’inizio del ponte. Le figure erano sette: il Bambino Gesù, Maria, Giuseppe, due pastori, una donna, un ragazzo. Inoltre erano presenti due pecore imbalsamate e si scorgevano all’interno il bue e l’asinello. Con il tempo si sono aggiunte altre figure a partire dai tre Re Magi il Natale seguente. Nel 1971 il presepio è stato trasferito in piazza Cesare Battisti, soprattutto per questioni di sicurezza. Quando si è reso necessario ristrutturare la piazza principale, l’opera è stata spostata per il tempo dovuto nella corte di Casa Jellici. È stato questo a spingere l’associazione che se ne occupa a invogliare gli abitanti a esporre i loro presepi fuori dalle loro case. Ed è così che nel dicembre 1987 è nato l’evento che si svolge nel periodo che va dalla festa dell’Immacolata all’Epifania. Nel 2009 l’associazione ha realizzato un nuovo presepio a grandezza naturale adatto a essere trasportato e montato altrove per venire incontro alle numerose richieste di allestimento in Italia e all’estero.

In estate si tiene un altro evento che attira un folto pubblico, La Corte di Tesero, durante il quale viene ricreata l’atmosfera del passato con gli abitanti in costumi tipici, ricette tradizionali, spettacoli teatrali, concerti, letture di fiabe per bambini, giochi e una corsa a cavallo in notturna.

Tesero è famoso anche come centro produttivo per l’artigianato della val di Fiemme. In particolare  è rappresentato dalla lavorazione del legno ed è di altissimo livello la produzione di strumenti musicali, come pianoforti, organi, liuti e chitarre, con l’alta qualità degli abeti rossi della vicina foresta di Paneveggio, detta «Foresta dei Violini».

Dopo essere passati sotto al tunnel il panorama ci riserva la vista della nostra seconda meta, Cavalese.

Capoluogo storico e culturale della Val di Fiemme il borgo è posto a 1.000 m di altitudine ed è a vocazione turistica, grazie alle bellezze naturali e alle vicine piste da sci.

Gli insediamenti più antichi nel territorio furono i castellieri della tarda età del bronzo, e l’occupazione continuò per molto tempo sui promontori dove ora si trovano la Pieve dell’Assunta e il santuario di San Valier. Nella conca di Via Pasquai è stata anche scoperta una necropoli datata al IV secolo.

Cavalese è sede amministrativa della Magnifica Comunità di Fiemme, ciò che è giunto fino a noi di una repubblica autonoma millenaria, originata da un ordinamento di stampo longobardo e sancita con i patti Gebardini del 1111–1112. Fino al XV secolo la Regola di Cavalese non ebbe leggi scritte, ma si trasmetteva con tradizioni orali. Il capo politico della valle, lo Scario, rimaneva in carica per un anno ed era investito del potere esecutivo; i Capifuoco erano riuniti in Placiti o Comun General due volte l’anno. Ogni 22 febbraio, ricorrenza di San Pietro in Cattedra, si sceglievano tre nuovi Regolani di Villa e i Saltari di Regola, che corrispondono alle guardie municipali. Il primo maggio i Regolani di Villa o di Regola nominavano nove Saltari ed eleggevano nove Regolani de Comun per designare lo Scario, al cui servizio c’era una sorta di polizia segreta, i Saltari Sordi.

Nel punto più alto del parco della Pieve di Cavalese, in un bosco di tigli secolari, si trova il Banco de la Resòn, una struttura di blocchi in pietra scura di Fiemme che formano due file concentriche di sedili posti attorno ad un banco circolare dotato di un foro al centro. Si direbbe unico nel suo genere in Italia, dove un tempo (fino almeno al 1780) si riunivano le assemblee del Comun General della Magnifica Comunità di Fiemme ogni 1° maggio per eleggere lo Scario e ogni 15 agosto per la festa dell’Assunta, patrona della valle e di Cavalese, e per discutere le questioni più importanti. Il voto era espresso con le biglie che venivano messe nel foro al centro del bancone. Nel XVI secolo, qui, si tennero i processi per stregoneria, dove 28 furono gli incarcerati, 6 fuggirono, 18 furono messi al rogo e 4 morirono in prigione.

Nella zona alta della spianata a sud del paese si trova la Pieve di Santa Maria Assunta, il centro religioso più antico e importante della Valle di Fiemme. Ora, fa parte di un complesso dopo essere stata affiancata nel XIX dalla chiesa dei Sette Dolori della Beata Maria Vergine. La pieve era la chiesa madre della vallata e un tempo sotto il suo porticato al suono della campana si tenevano le assemblee. È menzionata per la prima volta nel documento dei patti Ghebardini del 1111 e venne consacrata dal vescovo di Trento Altemanno la domenica 13 maggio 1134. Fu rinnovata a metà del Quattrocento, ma lo stato attuale è databile al XIX secolo ed è anche frutto del grande lavoro di restauro, a seguito dell’incendio divampato martedì 29 aprile 2003. Dagli scavi archeologici è stato possibile portare alla luce il tracciato della chiesa originaria, orientata verso estovest, con aula unica, e studiosi locali hanno ipotizzato fosse ripartita in tre navate dalla successione di travi a sostegno della copertura a capriate. In seguito si aggiunsero l’abside (XV sec.) e le cappelle laterali (XVI-XVII sec.).

La facciata monocuspidata è preceduta da un portico affrescato aperto su tre lati, sotto cui si apre il monumentale portale tardogotico. L’atrio risale al 1602 e ospita dal 1776 venti pietre tombali di personaggi illustri di Fiemme. Il campanile quattrocentesco, con la parte bassa in muratura e quella superiore in legno, crollò nel XVII secolo per quattro volte a causa dei fulmini. Nel 1710 la precedente struttura muraria venne sopraelevata con la cella gotica a monofore e trifore affiancate da sporti angolari e il coronamento barocco fino ai 51 m dai fratelli Miscolel di Cavalese su progetto di don Giovanni Giuseppe Alberti. All’interno si sviluppa a pianta basilicale a quattro navate, di cui le tre principali appartenenti al rifacimento gotico del secondo Quattrocento. Sulla volta appare un ciclo di tempere riscoperto durante il restauro di metà del XVI secolo. Nel 1610 una quarta navata ha avuto origine dalla ex cappella Baldessari. A fianco c’è la cappella del Rosario (1646-1647) dal corpo poligonale e decorata con affreschi, stucchi e quadri in stile barocco. Due progetti  sono del pittore Cristoforo Unterperger di Cavalese: la pala d’altare con l’Assunzione della Vergine, il cui modello è al Museo diocesano tridentino di Trento, e la ristrutturazione architettonica dell’abside. L’artista morì a Roma il 25 gennaio 1798, e i progetti furono realizzati dal 1805-1808, il dipinto venne eseguito dal figlio Giuseppe.

In centro, accanto alla chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano, è situato il palazzo della Magnifica Comunità di Fiemme che con gli altri palazzi storici vicini costituisce uno degli scorci più suggestivi dell’intera valle. Venne edificato intorno alla fine del XIII secolo per farne la sede temporanea del vicario del principe vescovo di Trento che due volte all’anno veniva ad amministrare la giustizia, come decretato dai patti Gebardini del 14 luglio del 1111. Dopo il 1314 da sede temporanea passò a permanente per il rappresentante vescovile e, nel corso del secolo, il principe vescovo ne fece la sua residenza estiva.Dal XV secolo l’edificio venne abbellito e ampliato, a fine Quattrocento ospitava anche le prigioni, dove si trova ora l’ingresso attuale e nel piano rialzato visibile dal corridoio, e fu agli inizi dell’Ottocento che il palazzo divenne ufficialmente carcere. Nel 1850 fu acquistato dalla Magnifica Comunità Generale di Fiemme che provvide al suo restauro e, oggi, è il polo culturale di riferimento per gli abitanti della valle come museo-pinacoteca.

La sala dell’attesa è affrescata e costituiva l’ambiente dove le persone aspettavano per essere ricevuti in udienza dal vicario. La stanza da letto è l’unico spazio a conservare il rivestimento ligneo originale (1539). Il salone clesiano (1537-1539) è l’ambiente più elegante, e Bernardo Clesio lo provvide di affreschi di grande raffinatezza, un fregio rinascimentale a grottesca che si compone di quattordici riquadri rettangolari. La quadreria presenta una serie di ritratti dei personaggi storici importanti per  la val di Fiemme. La sala delle Udienze ebbe il ruolo di tribunale per secoli, dove il vicario veniva assistito dal Consiglio dei Giurati di Fiemme. Lo studiolo  del principe vescovo conserva a oggi solo il ricco fregio decorativo, ma un tempo doveva avere mobili e arredi di gusto rinascimentale.

Degna di nota è la Biblioteca Muratori che è stata fondata nel 1756 da don Gian Pietro Muratori, e costituisce il primo esempio di biblioteca pubblica in Trentino. Custodisce 971 esemplari appartenuti al fondatore e i 1.124 volumi della biblioteca decanale di Cavalese. La collocazione del Muratori è mantenuta per la quasi totalità e conta incunaboli, cinquecentine, edizioni da Seicento all’Ottocento, carte geografiche, mappe e incisioni. Anche l’arredo è di pregio e conserva le scaffalature originali e un tavolo da lettura in legno di mogano della fine del XVIII secolo.

Nello storico Palazzo Rizzoli ha sede il Museo di Arte Contemporanea, fondato nel 2001 per ospitare una collezione di opere d’arte in comodato gratuito, tra cui con una sezione dedicata a Bruno Munari. Nel 2008 la raccolta è stata ritirata dal proprietario Giancarlo Baccoli per il suo trasferimento.

Da quell’anno si sono tenute mostre ed eventi culturali sulle nuove direzioni dell’«arte di montagna», e si è andata a formare una collezione di arte contemporanea tramite acquisto o donazione da parte degli artisti. Il percorso ripercorre la storia del museo, dove relativamente ai suoi esordi è rimasto un piccolo nucleo delle opere di Munari. Fa seguito la presentazione degli artisti che nel corso degli anni vi hanno esposto.

Bisogna tornare sul percorso, perché ci sono quasi 160 km da fare prima di affrontare l’ultima salita con pendenze a doppia cifra, poi l’ultima galleria, e poco dopo si giunge al traguardo che per la prima volta è a Sega di Ala.

Adriana Maria Soldini

 

Previous post

I borghi del Giro d'Italia 2021 - Tappa 16

Next post

I borghi del Giro d'Italia 2021 - Tappa 18

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *