L'Italia dei borghi

Parlasco

È uno dei più piccoli comuni d’Italia e si trova in Lombardia, in provincia di Lecco.

Parlasco, perla della Valsassina, è a circa 40 km a nord dal capoluogo, nell’entroterra montano del lago di Como e immerso nel Parco delle Grigne. Il paese si raggiunge in poco più di un’ora da Milano, si trova sulla strada che da Cortenova porta all’Alpe Cainallo, e gode di uno splendido panorama sull’Alta Valle.

I numeri di Parlasco sono 131 abitanti, 1 frazione (Piazzo), 679 m slm e 3 km² di superficie.

A Parlasco è nato il poeta e letterato abate Paolo Emilio Busi, detto «il Parlaschino», che visse a cavallo del Seicento, completò i suoi studi a Parigi, e fu professore di belle lettere e rettore del Collegio Calchi-Traeggi a Milano.

Il territorio fu colonizzato dai Liguri e dai Celti, prima che dai Romani dal 196 a.C. Il governo romano sfruttò i giacimenti metalliferi della zona e fino alla fine del XIX secolo si estrasse manganese sulla Cima di Cavée, i ruderi della miniera sono sopra l’abitato e raggiungibili con un’escursione di difficoltà media.

La lavorazione del ferro per la produzione dei fucinati e trafilati fu un’attività importante per secoli, la comunità rifornì Milano sino al 1700, e resta ancora oggi una peculiarità del paese e della valle.

Altro fattore di prestigio è la posizione che vede la presenza di vie di collegamento tra la Pianura Padana e l’Europa Centrale, percorse sin dalla preistoria.

Per esercitare il controllo sui passi, dovette avere diverse fortificazioni, tra cui da ricordare la Rocca di Màrmoro, a protezione dell’entrata nella valle dalla parte di Bellano, citata nel 1368 come dipendente da Primaluna in una memoria delle rendite della chiesa, e quella del «Portone», una porta lungo la mulattiera che in antico ne chiudeva l’accesso.

La tradizione vuol fare derivare il toponimo da Lasco, il bandito seicentesco del romanzo storico datato 1871 Lasco, il bandito della Valsassina e i figli di Renzo e Lucia (60 anni dopo I promessi sposi) di Antonio Balbiani, che venne omaggiato con spettacoli solenni a Parlasco nel 1938, centenario della sua nascita. Parlasco lo si vuol intendere Per – Lasco, dove sarebbe stata collocata la forca per giustiziare il malfattore, come monito per i fuorilegge della zona.

Ma stiamo parlando di un’opera letteraria, ambientata durante la dominazione spagnola e che ha come protagonista Sigifredo Falsandri, conte di Màrmoro, dalla doppia vita: di giorno benefattore verso i bisognosi, di notte trasformato nel bandito Lasco che imperversa per la valle con i suoi bravi e va a inscenare la «caccia selvatica», commettendo delitti e rapine. È stato più volte accostato alla figura di Dr Jekyll e Mr Hyde di Stevenson, ma ricordiamo che quest’ultimo venne dato alle stampe quindici anni dopo, nel 1886.

Ed è alla figura di Lasco e delle sue gesta che si deve la particolarità più rilevante di questo borgo per i sedici affreschi sui muri di pietra delle case con soggetti che riprendono la narrazione del romanzo. Sotto ogni affresco è riportato il passo del libro da cui è tratto.

Troviamo anche la Strega di Tartavalle, a cui sono dedicati alcuni capitoli, la cui colpa è di aver curato le persone con l’acqua ferruginosa della Valsassina, da lei scoperta. Il nome di questa strega Bissaga, processata a Introbio e poi messa al rogo è stato dato a un sentiero che unisce Parlasco a Taceno. Il bandito e la strega sono due tra i personaggi più noti della valle, di cui si parla nelle storie popolari.

In paese un pannello illustrativo narra la storia e il percorso affrescato nelle viuzze del borgo. Sono 14 i murales realizzati da un gruppo di artisti, vincitori del concorso per il progetto ParlArti – Parlasco per le arti, e sono stati inaugurati il 22 luglio 2007.

Nel 5° anniversario ne sono stati presentati due nuovi, in una giornata di festa arricchita dal corteo storico in costume, un concerto di musica con strumenti del 1600 e il palio dei dieci comuni citati nel romanzo.

Il personaggio di Lasco è così noto d’aver ispirato pièces teatrali e di recente addirittura un gioco da tavolo, ideato dalla ricercatrice e scrittrice di Èsino Lario Pinuccia Nasazzi, pubblicato dalla cooperativa sociale Fabbrica dei segni di Novate Milanese e che rientra nel progetto sulle arti di Parlasco.

All’imbocco del territorio del borgo s’incontra la chiesa di Sant’Antonio Abate, una delle più antiche della Pieve di Valsassina. Citata a fine Duecento da Goffredo da Bussero nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, informazione confermata dai resti di murature che fanno pensare a una ricostruzione nella seconda metà del XIII secolo. Nel XV secolo la chiesa subì un ampio rimaneggiamento.

L’edificio è realizzato in muratura a navata unica, con portico antistante la facciata. Il campanile eretto intorno al 1780 è sul lato meridionale.

All’interno sono presenti affreschi appartenenti ad epoche diverse tra il XIV e il XVI secolo. Sull’arco trionfale è presente un’Annunciazione cinquecentesca del pittore bresciano Aragonio Aragone, che ne affrescò un’altra sul portale d’ingresso di casa Busi, in via Rosmini 10, restaurata di recente.

Da Parlasco si ammira una vista magnifica sulle cime e la valle sottostante. Davanti c’è Monte Muggio, da cui si lanciano gli appassionati di parapendio. La strada che porta al Passo Agueglio e all’Alpe Cainallo è la preferita da ciclisti e motociclisti. E si può fare del trekking in Alta Valsassina, oppure percorrere la ciclopedonale della Valsassina lungo il torrente Pioverna o per la Valle dei Mulini.

 

L’escursione più interessante, con splendidi panorami sulla valle e il Lago di Como è quella che dal paese porta al massiccio dei Pizzi di Parlasco, una cresta rocciosa che con la Cima di Daas a 1509 m sovrasta il borgo e domina il panorama.

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