I borghi del Giro d'ItaliaL'Italia dei borghi

I borghi del Giro d’Italia – Tappa 9

San Salvo – Roccaraso (Aremogna)
208 km

Si riparte da San Salvo, in provincia di Chieti, per la prima vera tappa di montagna, la numero nove. Sul tracciato sono previsti quattro GPM, metà di prima categoria e metà di seconda, di cui l’ultimo porta all’arrivo in provincia di L’Aquila.

Noi stiamo nel mezzo e visitiamo due borghi della provincia di Pescara.

Il primo è al 124° chilometro e ha il nome più lungo d’Italia: San Valentino in Abruzzo Citeriore, un centro collinare sulla sponda meridionale del fiume Pescara che fa parte della Riserva naturale della Valle dell’Orta.

Un blasone popolare dice degli abitanti che sono li sciuruvàrë di San Valdinë («i venditori di sorbo di San Valentino») per le numerose piante di sorbo presenti sul territorio, i cui frutti venivano portati al mercato nei canestri dalle donne.

Nel vertice sud-occidentale del colle il perimetro del nucleo primitivo del borgo fortificato raccoglie numerosi edifici di pregio; c’è il castello, e sono presenti diverse chiese e palazzi antichi.

Suscitano una certa curiosità due splendide fontane realizzate completamente in ghisa.

La prima è la fontana Sansone in piazza Duomo, collocata al centro del primo ripiano della scalinata (1905) che porta al Duomo. La fontana ottocentesca è stata acquistata dal Comune nel 1886.

Ha quattro vasche sostenute da leoni minacciosi (fascia inferiore), sovrastate da una colonna riccamente decorata e a sua volta sormontata dalla rappresentazione di Sansone nel gesto di divincolarsi dai legacci che gli stringono i polsi.

Sul drappo legato in vita si trova l’iscrizione della fonderia scozzese produttrice Walter MacFarlane & C. Glasgow, che fu la più prolifica compagnia al mondo per lavori di architettura in fusione di ghisa.

Alcune tavole in un catalogo novecentesco della ditta, custodito all’archivio della Fondazione Neri, confermano che la fontana appartiene alla tipologia delle driking fountains, fontane pubbliche dotate di bicchieri fissati al manufatto con catenelle metalliche per dissetarsi, soprattutto frequenti in Gran Bretagna. Una fontana identica è nella località scozzese di Hoddington East Lothian e un’altra molto simile a Fleetwood nel Lancashire.

La seconda, detta fontana della Venere Giulia è posta all’ingresso del paese su un piccolo belvedere in largo San Nicola. Datazione e ditta produttrice corrisponderebbero a quella di Sansone, di certo coincide la data di acquisto del Comune. Un grande bacino circolare in pietra per la raccolta dell’acqua a cascata fa da supporto alla fontana monumentale, decorata con un gruppo di eleganti sculture, tra cui la statua femminile che con ogni probabilità raffigura una ninfa posta sulla sommità, detta impropriamente Venere, in riferimento a Giulia Farnese («La Bella») della nota casata romana che nel 1583 acquistò il feudo di San Valentino tramite Margherita d’Austria.

Sotto la vasca su cui poggia la Venere compaiono tre statue di amorini inginocchiati, mentre sulla base spiccano mascheroni leonini, dalle cui bocche l’acqua esce a getto continuo. Sono evidenti le somiglianze con i modelli di Pescocostanzo, Fresagrandinaria e Bussi sul Tirino.

Nel calendario del borgo ci sono particolari usanze locali connesse alle festività religiose. La più curiosa è quella che avviene in occasione della festività di San Martino, il 10 e 11 novembre. Si tiene il corteo goliardico della festa del cornuto, celebrata da tempo immemorabile per certi antefatti “storici”. Secondo alcuni riporta alla memoria il tradimento della sorella di S. Martino, che riuscì con un trucco ad eludere la sorveglianza del fratello geloso per amoreggiare col fidanzato e restò incinta. Secondo altri ricorda le mogli insidiate dai signorotti o dai soldati borbonici mentre i mariti lavoravano nei campi. La sera del 10 parte un chiassoso corteo guidato dall’ultimo sposato dell’anno precedente  che porta una bandiera e il simulacro di un fallo da consegnare all’ ultimo sposato dell’anno in corso. Tra allusioni e ammiccamenti si fanno serenate licenziose e si dà la “benedizione” a famiglie dove sono avvenute presunte infedeltà coniugali, mentre il vino novello scorre a fiumi. Soprattutto in passato ciò dava luogo a liti furibonde e faide paesane.

Una ventina di chilometri e siamo a Sant’Eufemia a Maiella, centro montano a 900 m nel Parco Nazionale della Maiella, comprendente la Riserva Naturale Lama Bianca e confina con la Riserva della Valle dell’Orfento.

Si trova anche il Giardino botanico “Daniela Brescia” con una superficie di 45.000 mq che costituisce una delle più grosse strutture di conservazione del patrimonio vegetale ex-situ d’Italia. Si suddivide in 22 settori, alcuni a loro volta frazionati, che sono formazioni vegetali omogenee o comunque collezioni botaniche caratterizzate da essenze assimilabili per particolarità biologiche e morfologico-strutturali.

La Santa patrona dà nome ad una fontana detta fonte di Sant’Eufemia, da cui è nata una leggenda che ha dato seguito a un culto agreste tra il sacro e il profano. All’acqua si attribuivano proprietà benefiche, in particolare per le donne in gravidanze e per le puerpere che chiedevano l’abbondanza di latte e la protezione per la salute e la crescita dei bambini. Le future madri di tutta la valle dell’Orte dovevano seguire un iter prestabilito e rispettare la prassi per raggiungere la fonte, ma sempre in gruppo. Si trattava di portare un fiasco di vino e un bicchiere da offrire alle donne incontrate per strada, che avrebbero augurato loro tanta abbondanza di latte alle partorienti. Al ritorno dalla fonte la gestante doveva accarezzare il primo bambino che incontrava con la sua mamma, in modo da fare l’augurio di tanta salute alla sua stessa creatura e per avere tanto latte quanto la donna incrociata. Questo è un culto inquadrabile nei riti di passaggio.

Possiede un centro storico caratterizzato da piazzette, fontane e vicoli. In piazza dell’Emigrante si possono ammirare il Murales all’Emigrante e il Risiko! più grande del mondo

È di particolare interesse il borgo di Roccacaramanico che si trova all’interno dei suoi confini territoriali, ma la cui storia si intreccia con il comune di Caramanico.

Gode di una posizione strategica alle pendici del Morrone a circa 1.050-1.080 m., che ne fa il centro più elevato della provincia di Pescara. Un tempo era chiamato «Castello della Rocchetta» e nel 1806 il nome mutò in Roccacaramanico, quando divenne comune libero con un’amministrazione indipendente, a seguito dell’abolizione del feudalesimo.

Nella sua storia si sono succeduti diversi terremoti e nel XX secolo si è verificato un lieve spopolamento e un più vistoso impoverimento. Nel 1929 fu unito a Sant’Eufemia con decreto del Re Vittorio Emanuele III, che ne fece la sua riserva di caccia. Il sovrano soggiornava per diversi giorni ospite nella casa in migliori condizioni dell’abitato.

Si è arrivati a definirlo «paese fantasma», dopo che l’ultima abitante Angiolina Del Papa, lo ha lasciato. Una donna che ha ispirato fiabe,e di lei ha scritto la stampa nazionale ed estera; è stata ricevuta dal Papa. Ha recitato la parte della fattucchiera in Colomba, un telefilm in costume girato nel borgo alla fine degli anni Settanta. Ha partecipato al Maurizio Costanzo Show ed a Pronto…Raffaella?

Negli anni ’Settanta si è registrato un fenomeno di turismo episodico e vecchi fabbricati sono stati acquistati e restaurati. Negli anni ’Ottanta il borgo è tornato a nuova vita, grazie anche a un piano di recupero dell’Amministrazione comunale. I punti di maggior interesse sono: la Chiesa cinquecentesca; l’edificio ex Municipio ora Museo; la «Rupe», la roccia in cima al borgo; la gradinata panoramica che da a piazza Maiella, alla fine di corso Umberto, porta alla Rupe. È stato istituito il Museo etnografico “Marcello de Giovanni, in cui sono conservati gli attrezzi e gli utensili di usi e costumi degli abitanti della Maiella.

Nel 2012 il borgo di Roccacaramanico è stato eletto «Meraviglia Italiana», progetto tramite il quale il Forum Nazionale dei Giovani si è proposto di realizzare un itinerario con alto impatto storico culturale, selezionando 1000 siti.

Poco più di 60 km. separano Sant’Eufemia a Maiella dall’arrivo a Roccaraso.

Una tappa lunga e impegnativa, ma domani il Giro si ferma e i ciclisti riposano.

Adriana Maria Soldini

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