I borghi del Giro d'ItaliaL'Italia dei borghi

I borghi del Giro d’Italia – Tappa 20

Alba – Sestriere
190 km

Tappa numero 20: lo spettacolo della sfida a due con l’aiuto di preziosi alleati.

Mordere il freno e usare il cervello, ma la strategia vince sempre sulla forza esibita.

A differenza della gara in corso qui il confronto tra i due borghi scelti non decreta il vincitore, ma esalta la poliedrica ricchezza dei borghi del Bel Paese. Tanto diversi quanto unici nella loro tipicità sanno soddisfare le aspettative del visitatore più esigente. Partiamo dalle loro frazioni, da cui passa il Giro, per conoscerli meglio.

Il diniego dei francesi per il passaggio in programma sul loro territorio, a causa del peggioramento registrato dal contagio per Covid, ha portato a ridisegnare il tragitto della tappa 20 solo qualche giorno fa. Ma noi apriamo con una località con molti punti di interesse che non ha subito la cancellazione, poiché parte del primo pezzo rimasto invariato.

Parliamo di Cinzano, frazione di Santa Vittoria d’Alba, sita a poco più di 7 km. dalla partenza di Alba.

Nella piana, prima di salire al borgo si trova la frazione che è stata una delle patrie elettive dello spumante. Infatti, ha preso il nome dall’antica casa vinicola torinese Francesco Cinzano & C., fino a pochi anni fa presente con il suo stabilimento storico. Nella prima metà dell’800 il re Carlo Alberto aveva avviato la costruzione di un imponente complesso di cantine sotterranee, ma rimase incompiuto. Nel 1887 Francesco Cinzano, già noto per i vermouth prodotti a Torino, acquistò una casa di proprietà reale per produrre vermouth, barolo, barbera e moscato.

Venendo da ovest, lasciata la strada per salire sul colle e prima di entrare a Cinzano, si notano sulla destra i resti di quello che viene chiamato Turriglio, una struttura muraria con pianta circolare su basamento quadrato, posta all’interno di un vasto spazio quadrangolare. È delimitato da un muro di cinta in pietrame con tessitura a opus incertum con una serie di anelli sovrapposti in ciottoli di fiume, alternati a conci in laterizio. In origine era più alta come dimostrano i rilievi d’inizi Ottocento, e si presenta con quattro edicole semicircolari circoscritte nell’anello più alto.

Si tratta di un complesso di origine romana, all’incirca del I sec. a.C., che sorgeva dove convergevano le strade (stratae) che collegavano tra di loro Pollentia, la città più vicina, Alba Pompeia e Augusta Bagiennorum. Ma all’interno del recinto scavi archeologici hanno portato alla luce tumulazioni preromane e reperti comprovanti una frequentazione dal neolitico. Alcuni studiosi ritengono che sia un’edicola funeraria o un tempio circolare. Più volte è stata proposta l’ipotesi del Ninfeo, una fontana monumentale con giochi d’acqua, ma parrebbe più accreditata quella di un monumento celebrativo della vittoria di Gaio Mario contro i Cimbri e i Teutoni (101 a.C.), da cui ebbe inizio la romanizzazione della zona.

Saliamo al borgo di Santa Vittoria d’Alba che si erge sulla rocca sovrastante la valle del Tanaro, tra Bra ed Alba, come avanguardia del Roero e affacciata sulle Langhe. Il paese si suddivide in diversi nuclei abitativi, e sulla cima del colle vi appare la Villa, antico nucleo storico sede comunale, con castello, torre campanaria, chiesa parrocchiale dell’Assunta e confraternita di San Francesco.

La torre campanaria occupa una posizione strategica ed è un forte simbolo comunitario. Il campanile, detto «il ciuchè», è posto sulla sommità a un livello un po’ più in basso del castello sul dirupo che domina la valle del Tanaro, permettendo di controllare il settore non visibile dall’altra torre, quella del castello. Inoltre, antichi documenti attestano in più parti che in passato costituì luogo di incontro e ritrovo per la stipula di contratti o presa d’atto di decisioni rilevanti per la comunità.

Risalente al periodo compreso tra fine XIV secolo e inizio XV ha pianta quadrata, un’altezza di 20 m., ed elementi architettonici romanici. La cella campanaria è provvista di quattro aperture laterali al servizio delle tre campane. Durante la tradizionale processione per la vie del paese il giorno del Corpus Domini viene suonata la «gaudietta», chiamata nella parlata locale la baud-tta. La facciata di sud-est è più complessa delle altre e vi si inserisce il portale d’ingresso. Sopra il portone due coppie di archi ciechi racchiudono tre finestre e un’antica meridiana. Sulla facciata verso il castello una doppia cornice in laterizi contiene l’orologio. Le due torri e il castello creano una skyline di Santa Vittoria riconoscibile anche a distanza.

La chiesa di San Francesco era in origine una casa civile e poi è divenuta sede della confraternita sancti spiritus de sancta uitoria. La prima notizia si ha in un legato testamentario del 1225 a favore dell’istituzione, all’interno di un registrum compilato dal priore Odino Capello nel 1441. Era posta sopra la porta che conduceva alla Villa (super porta solani), e l’imponente torre a sudest aveva forse la funzione di baluardo difensivo. Il 1° Marzo 1535, l’intitolazione a San Francesco di Assisi è nominata la prima volta sulla patente del vescovo Scipione Rotario, in cui concede il nullaosta per trasformare l’oratorio in chiesa. Il tesoro che l’edificio racchiude consiste in un prezioso ciclo di affreschi di metà Cinquecento che si snoda su tre lati della navata per oltre 34 m. Un autore anonimo vi ha rappresentato scene della passione di Cristo, ma è stata proposta l’attribuzione a Giovanni Canavesio.

Nella Villa Storica di Santa Vittoria d’Alba è esposta la DIAGEO Glass Collection, una collezione di 144 pezzi tra bicchieri, coppe e calici, che abbraccia un periodo di 2.500 anni e un arco geografico che va dall’Europa al Medio Oriente. L’allestimento si avvale di antiche botti allineate sotto le volte delle cantine che il Re Carlo Alberto di Savoia fece scavare per vinificare le sue uve nella prima parte del XIX secolo.

Lasciamo la provincia di Cuneo e ci addentriamo in quella di Torino fino a una mezzora dall’arrivo di tappa. Qui, a preannunciarci un comune delizioso è Pourrières, la borgata dell’Assietta, posta sulla sinistra del torrente Chisone, dove si può ammirare l’antica chiesa parrocchiale di M. Annunziata con il piccolo cimitero, alcune meridiane dipinte sui muri e più a monte il vallone di Cerogne e il Colle dell’Assietta, dove nel 1747 l’esercito dei Savoia vinse una famosa battaglia contro i francesi.

Pourrières è una delle quattro borgate della borgata capoluogo di Usseaux, e sono tutte tra le più antiche della vallata.

Borgo alpino dell’Alta Val Chisone Usseaux fa parte di tre parchi naturali e conserva la tradizionale parlata patouà, variante della lingua d’Oc.

Il pittoresco paesino di origine settecentesca è ricco di elementi della tipica architettura alpina, con casette e stretti vicoli, molto curato e abbellito da un tripudio di fiori. Conta una quarantina di murales, che trattano di vita contadina, favole e natura. Resistono al tempo l’antico forno della comunità ancora usato per la panificazione in occasioni speciali, il grande lavatoio, il mulino Canton ad acqua ristrutturato e funzionante, dove è possibile vedere il ciclo di macinatura.

Meritano una visita la chiesa parrocchiale di San Pietro e il singolare Punto Museo Brunetta d’Usseaux – Protagonisti ed Eroi dedicato al conte Eugenio Brunetta d’Usseaux, Segretario Generale del Comitato Olimpico Internazionale che contribuì alla nascita del Comitato Olimpico italiano e che, nel 1911, fu uno dei primi membri del CIO a proporre la creazione dei Giochi Olimpici Invernali.

Sono imperdibili anche le altre tre borgate: Balboutet, Laux e Fraisse.

Sulla sinistra orografica del Chisone Balboutet è il paese del sole e delle meridiane per la presenza di venti quadranti solari sui muri delle case e della piazza del Sole, dove sono rappresentate le varie tipologie di misurazione del tempo e con un percorso didattico sul sistema solare.

Sulla destra orografica del Chisone Laux è la borgata dell’acqua ed è tra i villaggi alpini più belli. Poggia su un piccolo pianoro e ha un laghetto naturale, le fontane e la gargouille che scorre lungo la via principale. La chiesa con l’antica meridiana e la piazza della Preghiera ricordano la presenza valdese, a cui nel passato la comunità locale era strettamente legata.

Sulla sinistra orografica del Chisone Fraisse è la borgata del legno, circondata da una vegetazione lussureggiante, conta al suo interno ancora qualche falegnameria.

Nel comune alpino si produce il plaisentif, detto «il formaggio delle viole», già attestato in epoca medievale e riscoperto da un’antica ricetta. Si ottiene con il latte dei primi giorni d’alpeggio, ricco di essenze floreali, e in seguito viene stagionato per almeno ottanta giorni.

Nel 2009 Usseaux è entrato a far parte dell’esclusivo club dei Borghi più belli d’Italia, e in seguito è entrato a far arte delle Gemme del Piemonte.

Inoltre, si fregia della Bandiera arancione del Touring Club e della Bandiera verde di Legambiente. Infine, la Regione Piemonte lo ha annoverato tra i Borghi sostenibili del Piemonte.

E dopo 20 km. si è a Sestriere, l’arrivo dell’ultima tappa in linea del Giro d’Italia 2020.

Adriana Maria Soldini

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