I borghi del Giro d'ItaliaL'Italia dei borghi

I borghi del Giro d’Italia – Tappa 1

Torino – Torino TISSOT ITT
8,6 km

La gara di maggio è tornata a maggio.
Il Giro 104 è stato battezzato «Il Giro della ripartenza» dell’Italia intera, e vogliamo essere fiduciosi che lo sia e che il peggior tempo di questa pandemia sia passato.

E riparte molto bene questo Giro Rosa che per la prima volta nella storia vede al commento tecnico una donna, l’ex ciclista e campionessa italiana del 2012 Giada Borgato, giovane e preparata.

La prima vittoria va al campione del mondo Filippo Ganna, detto «Top Ganna», il piemontese che nella sua terra ha ritrovato la marcia giusta e si è posto al comando della classifica generale. È il primo in Maglia Rosa nell’anno del suo 90° compleanno, mentre il primo in assoluto a indossarla fu Learco Guerra il 10 maggio 1931. Il capo iconico non solo festeggia, ma omaggia Dante Alighieri nel 700° anniversario della morte, portando scritto sul colletto il finale del Purgatorio

disposto a salire a le stelle

Subito dietro, in seconda posizione, c’è un altro italiano. È Edoardo Affini, che è stato più volte campione europeo juniores.

Corta e impegnativa, la prima tappa si è corsa in Torino, passando per il lungo Po e il Parco del Valentino. Così la scelta dei borghi cade su due comuni poco lontani dal tragitto cittadino.

Per raggiungere il primo si esce dalla città, prendendo la strada comunale Superga, e si percorrono poco più di 20 km.

Marentino è un comune che riunisce tre borghi di origine medievale: Marentino, Avuglione e Vernone. L’insediamento sul territorio ha origini remote con i primi stanziamenti celto-liguri che precedettero l’arrivo dei Romani.

«Il paese delle meraviglie», come viene chiamato, ha una particolarità che lo caratterizza grazie a uno sponsor, a un’équipe qualificata e al periodico La Settimana Enigmistica.

Sulle pareti delle abitazioni marentinesi sono presenti venti murales realizzati da artisti italiani e stranieri dal 2005 in poi. I muri d’arte sono in forma di rebus, le cui chiavi sono state offerte dal noto settimanale, e richiamano le risorse tipiche del territorio. Il progetto continua e ha contribuito a dare una connotazione unica al piccolo centro.

Ma dal 2007 Marentino è anche “Città del Miele” e ha partecipato all’iniziativa di Sviluppo dell’Itinerario Turistico Strade dei Colori e dei Sapori con La Casa del Miele, un centro apiario sperimentale costruito in legno con fondi della Provincia di Torino e la collaborazione dell’Associazione Aspromiele.

L’apiario si suddivide in quattro arnie protette da una struttura che la circonda e permette l’osservazione e lo studio. Le api morte in modo naturale vengono esaminate in laboratorio, in quanto bioindicatori della qualità dell’aria e dell’ambiente del territorio. Le visite didattiche sono tenute da operatori dell’Ente Parco Visite Superga e si ha modo di acquistare il miele; è presente un’area ristoro. Avvalendosi di tecniche d’ingegneria naturalistica è stato creato accanto il Giardino Mellifero, costituito da arbusti e piante per sostenere l’opera delle api. L’ultima domenica di settembre si tiene in paese la Fiera del miele e mostra mercato dei prodotti agro-alimentari e dell’artigianato locali.

Un altro giardino speciale è presente sul territorio comunale, il GEA, il Giardino delle Erbe Aromatiche che si trova all’interno di Casa Zuccola.

La struttura è una dimora storica dl XVII secolo detta anche «Casa dell’Aquila» che rappresenta una «vigna» della collina torinese, vale a dire una tipica residenza di campagna delle famiglie borghesi piemontesi vissute tra il XVII e il VIII secolo. Il GEA è un orto botanico composto da oltre mille varietà di Aromatiche e PANC (Piante Alimentari Non Convenzionali) che si estende su un’area collinare terrazzata di circa 7.000 m2. L’obiettivo è di far conoscere le essenze aromatiche che si adoperano in cucina per dolci e bevande, nell’industria dei liquori, e per la preparazione di profumi e cosmetici.  Aperto al pubblico dal 2009 dall’Associazione Culturale Casa Zuccala è incluso nell’Atlante dei Giardini della Regione Piemonte.

Infine due curiosità: il Municipio ha sede nella ex chiesa confraternale di San Carlo Borromeo, in stile barocco nel Seicento, con campanile a tre lati e l’ex navata che costituisce l’aula del Consiglio comunale; nel 1914 vi morì l’inventore della macchina per il caffè espresso Angelo Moriondo.

Il secondo borgo è  circa una decina di chilometri, imboccando la strada comunale da San Vito a Revigliasco.

Fondato nel 1224 Pecetto Torinese sorge su un poggio a 400 m di altitudine.

Nell’antichità il territorio era una zona di transito e il popolo dei Taurini, prima ancora dei Romani, fecero del luogo oggi chiamato Bric San Viter, posto su un’altura e immerso nella vegetazione, un centro di scambio con altri popoli Liguri. Il loro villaggio era dotato di robuste capanne lignee venne abbandonato rapidamente all’inizio del III secolo, si è ipotizzato a seguito del passaggio di Annibale.

Qui, sono stati scoperti nel 1991 dai volontari del Gruppo Archeologico Torinese (GAT), ruderi imputabili a una costruzione fortificata medievale, di cui non si hanno fonti di riferimento. Una cortina muraria continua delinea il profilo di un poligono di quasi 600 m2 e l’area è circoscritta da un fossato con andamento a spirale che sale verso la porta d’ingresso.

La struttura annovera due torri: la «torre grande» pare essere la parte più antica del sito; la «torre piccola», sopra l’ingresso, consisterebbe in un rafforzamento per la protezione della zona più vulnerabile. Si tratta dell’unico sito archeologico visitabile nell’area della collina di fronte a Torino. Fra i reperti rinvenuti dai soci GAT a Bric S. Vito spicca una pedina da scacchi, realizzata con l’apice di un corno, che corrisponde all’attuale cavallo ed è databile intorno all’XI secolo. La decina scarsa di reperti simili trovati tra Europa e Russia ne sottolinea l’eccezionalità e la sua importanza storica va anche ad attestare la diffusione del gioco degli scacchi in Piemonte in epoca remota. Una selezione di reperti protostorici e medievali è conservata al Museo di Antichità di Torino. Poco lontano si sono rinvenuti porzioni di mura di una struttura absidata appartenente all’antica chiesa di San Vittore.

L’edificio storicamente più rilevante del borgo è la chiesa di San Sebastiano locata su un poggio da cui parte la strada per Revigliasco Torinese. Fondata agli inizi del Duecento venne ristrutturata nel Quattrocento e mostra uno stile di transizione tra il gotico ed il romanico. Strutturata a tre navate è arricchita da numerose decorazioni, di cui molte purtroppo sono andate perse.
Entrando sulla destra, occupa la parete un prestigioso affresco della Natività (1508) di Jacopino Longo, allievo della scuola d’arte di Macrino d’Alba, e commissionato da Bernardino di Canonicis, come rivelato dall’iscrizione in caratteri gotici. Di Longo resta anche L’assunzione di Maria Vergine. La Vita di San Sebastiano è rappresentata sulla volta del presbiterio con alcuni episodi di quelle degli Evangelisti e la Tentazione di Sant’Antonio.

Sulla parete di fondo nell’affresco della Crocefissione di Antonio de’ Manzanis sono presenti figure abbigliate con costumi del XV secolo. Nel presbiterio un grande altare ligneo è sovrastato dal dipinto Madonna col Bambino fra i Santi Giuseppe, Sebastiano, Fabiano e Romualdo (1631). Sulla parete opposta L’ultima cena e La lavanda dei piedi sono due quadri di scuola lombarda. La navata sinistra è decorata con figure di santi. Sono presenti quattro episodi della Leggenda del miracolo di Santo Domingo de La Calzada sulla volta a crociera della terza campata, l’affresco Vergine che allatta il Bambino sulla lunetta, e una Vergine con il Bambino affrescata è sul sottarco della seconda campata.

Pecetto Torinese è conosciuto come  «il paese delle ciliegie». Alla ciliegia di Pecetto è dedicato un mercato dal 1917, oltre a eventi come ad aprile la passeggiata gastronomica tra i ciliegi in fiore e la Festa delle ciliegie a giugno.

Una curiosità anche per questo borgo. Villa Il Ghiotti o Il Tarino, che si può vedere sulla strada verso Valle Sauglio, è famosa per aver ospitato in villeggiatura l’attrice Carlotta Marchionni e la cugina Gegia, amata da Silvio Pellico che, dopo il ritorno dal carcere dello Spielberg, l’andava spesso a trovare quando soggiornava a Villa Barolo sulla collina di Moncalieri.

Adriana Maria Soldini

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